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di Anthony Perkins, con A.P., Diana Scarwid, Jeff Fahey
(Stati Uniti, 1986)
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Sulla carta, questo terzo remake del capolavoro di Hitchcock, minacciava guai difficilmente imitabili: la ripetitività del tema, l'interpretazione da parte del non più giovincello Perkins del sempiterno Norman Bates e, soprattutto, il fatto che l'attore avesse deciso di dirigere il film. Timori piuttosto infondati: se è vero che la sceneggiatura di questo Psycho III non è certo originale, se è altrettanto vero che il film è costellato da ingenuità registiche, il tutto finisce col risultare simpatico. Perché si tratta di un omaggio ad una delle opere-mito del cinema del dopoguerra, fatta da qualcuno che ha vissuto "dall'interno" l'avvenimento. Tanto da esserne stato, notoriamente, traumatizzato a vita. Ora, questo suo trauma, Perkins lo traduce in immagini. Sono dei riferimenti continui, spesso anche facili ma sempre sentiti, a delle celebri sequenze, a delle situazioni, a dei personaggi hitchcockiani (il film inizia, ad esempio, con un gustoso rifacimento della famosa sequenza del campanile di VERTIGO). Le interpretazioni (persino quella dello stesso Perkins...) sono sobrie, si è evitato di ricorrere ai soliti, insopportabili e truculenti effetti speciali, si è cercato di badare alle psicologie più che ai presunti modernismi formali. Il tutto è riuscito a metà, ma l'omaggio è gradito.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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